Nato a Santa Giusta (Sardegna) nel 1953 vive e lavora tra Oristano e Milano. Ha partecipato a numerose e prestigiose mostre di livello internazionale. Da segnalare quelle, del 2000 e 2001, alla Capricorno Gallery di Capri ed alla Galleria Corraini di Mantova, nel cui catalogo è riportata anche un’ampia selezione di poesie dello stesso artista. Del 2002 è l’imponente esposizione alla Fondazione Stelline di Milano, accompagnata da un pregevole catalogo con testi di Antonina Zaru e di Tommaso Trini. Nel 2003 Garau ha partecipato alla Biennale di Venezia e nello stesso anno ha esposto al Parlamento europeo di Strasburgo. Nel 2004 ha tenuto personali alla Limn Gallery di San Francisco CA e alla Capricorno Gallery di Washington DC, il cui catalogo è introdotto dal testo di Lorand Hegyi. Opere dell’artista sono esposte anche al Museo d’Arte Contemporanea di San Francisco CA. Nel 2005 Garau espone a Napoli a Palazzo Crispi, a Milano in Corso Magenta con una gigantesca tela di 200 metri quadri, a Spoleto al Museo d’Arte Contemporanea. Nel 2006, in Sardegna, con Ichthys Sacro Stagno, allaga tre chiese consacrate portandovi all’interno l’acqua e i pesci degli stagni circostanti. Più recentemente, nel 2009, Garau ha esposto le proprie opere nella mostra “Fotogrammi con orizzonte” al Musée d’Art Moderne de Saint-Etienne Métropole in Francia e, nel 2010, alla Galleria Miró Quesada Garland del Municipio di Miraflores a Lima, in Perù. Nel 2011 ha esposto nel Padiglione italiano della Biennale di Venezia. Osservando le immagini di Salvatore Garau si ha una sensazione simile a quella che si avrebbe sulle rive di un largo e possente fiume la cui superficie viene accarezzata da una brezza gentile e le cui piccole onde e gorghi brillano in una luce argentea. La sensazione è quella di una certa solennità, potenza, gravità e al contempo anche di liberazione, di euforia, di vigore, di qualcosa che è legato al sentimento della sconfinatezza. Si apre qui un gigantesco palcoscenico, un orizzonte illimitato, una scena in cui ci si aspetta che avvenga qualcosa di gigantesco, di impressionante. Il carattere cosmico del mondo figurativo di Salvatore Garau, questo universalismo emozionalizzato, collega la sua estetica con la tradizione del romanticismo. Il contrasto tra minuto e gigantesco risveglia sensazioni sia tragiche che eroiche: la sensazione di abbandono, di impotenza e allo stesso tempo tempo di resistenza, forza, liberazione. Questo monumentalismo dà origine all’aspetto teatrale che fa dell’immagine un palcoscenico. Gli effetti di luce, i movimenti, l’ampio orizzonte che porta all’infinito, la drammaturgia degli elementi fissi, stabili e in movimento, sospesi, fluttuanti, creano insieme il grande teatro universale.