Flaminia Mantegazza, carioca di nascita, inizia la sua attività di artista alla fine degli anni ’90, a Roma, dove ha frequentato la Scuola di Arte Ornamentale. Tra i suoi più importanti maestri si annoverano Joāo Magalhāes della Scuola di Arti Visive Parque Lage di Rio de Janeiro e Alberto Parres della Scuola Porta Blu di Roma. Divisa tra le principali città europee, continua la sua ricerca rivolgendo il suo sguardo allo studio degli spazi urbani e metropolitani, sondandone gli aspetti sociali e antropologici. Flaminia Mantegazza inoltre si sta specializzando nello studio dell'arte contemporanea attirata dalla cosiddetta art and craft del riciclo. Vive e lavora a Roma. La tecnica utilizzata dall’Artista è il collage; quel collage, cominciato, nell’arte moderna da Picasso e Braque, sviluppato da Kurt Schwitters nella costruzione di mobili, sculture e maschere in cartapesta, utilizzato tante volte da Niky de Saint Phalle. Le sue opere sono realizzate in un gioco di materializzazione/smaterializzazione all’interno di processi che possono essere definiti plasticopittorici. Flaminia, infatti, si muove con disinvoltura sul terreno di una tradizione visiva di natura informale, creando tele di derivazione materica in cui la carta delle riviste è utilizzata come le tessere di un mosaico. Stesi e modulati come materia, i piccoli tasselli emergono dalla superficie allentando il confine tra immagine bidimensionale e immagine plastica, sospesi tra pittura e pratica scultorea. Quello che si manifesta all’interno delle sue opere è quindi un gioco di contrasti: tra colore e colore, colore e materia, tra la tela liscia monocroma ed il volume, la fisicità, la presenza della carta che si fa forma, massa, ma che rimane pur sempre astratta, nella sua essenzialità.