I Dormice è un gruppo di pittori che si è formato intorno al 1990.Il gruppo era composto da tre artisti : Heinrich Nicolaus, nacque a Monaco di Baviera (Germany), nel 1955, Dougal Graham, nacque a Vancouver (Canada) e Sawan Yawnghwe, nacque in Birmania nel 1971. Hanno lavorato insieme,per un breve periodo,fino a quando si sono separati come gruppo e sono ritornati alle loro carriere individuali d’artisti. I Dormice o meglio nella sua traduzione italiana i ghiri sono delle creature ambigue e simboliche; piccoli roditori di montagna che protendono sia per l’immagine negativa che per quella positiva.Non per altro i ghiri sono associati con stanchezza e sonnolenza;sono delle creature dalle abitudini notturne che trascorrono l’intera giornata dormendo in qualche cavità naturale e durante la notte vanno alla ricerca di cibo. Walter Benjamin in Parigi,Capitale del XIX secolo parla di una sorta di “simbolismo animale” che si può tradurre come la chiave di volta per l’interpretazione letteraria del nome del gruppo. Non a caso la natura è costantemente presente nei lavori dei Dormice.I tre artisti rappresentano nella loro totalità tre esperienze,tre forme di vita e spazio,tre dilatazioni della percezione,tre modi di relazionarsi,tre angoli del mondo che trovano coesione in un unico idioma,la loro arte. La pittura dei Dormice è il risultato concreto di un continuo lavoro di stratificazioni soggettive; la loro tecnica di pittura è uno spaccato d’azioni – sezione di azioni impetuose generate dalla micro-esperienza di ciascuno degli artisti che si associano per creare una sola ed unica opera d’arte.La difficoltà di trovare se stessi che comunemente appartiene alla nostra società,in qualche modo provoca l’immagine d’un Soggetto a metà,ma tre parti,in questo caso le tre parti individuali dei Dormice creano un solo grande Soggetto. Così come i ghiri hanno bisogno di dormire,anche i tre artisti hanno bisogno di dormire, di riposarsi durante la giornata per poi spingersi,durante la notte,nei labirinti della natura per procurarsi provviste.Il giorno per i Dormice raffigura la proiezione della nostra società dove nessuno è in grado d’esprimere se stesso. Al contrario la notte è il momento per sfuggire al controllo,lasciarsi andare. Gli artisti si svincolano dal loro stesso controllo. Eliminano se stessi dai loro lavori per far spazio ad immagini di bellissime donne. Non è più importante l’unicità delle loro personalità,ma la raffigurazione della loro arte,l’artista è fortemente distaccato dalle sue opere d’arte,lasciando spazio solo all’arte.I Dormice si sottraggono drasticamente all’Io eroico dell’artista il farsi gruppo è l’ eliminazione dell’artista in quanto individuo e la sottrazione della sua condizione di genio intoccabile. La pittura subisce una metamorfosi attraverso lo spirito di gruppo,ma rimane pur sempre pittura, il tutto viene elaborato da più d’una sola mente e vengono coinvolti : forme, design, colori, luce,spazio e tempo diventando così lo specchio d’un’esperienza collettiva d’elaborazione e realizzazione. La personalità o meglio l’Io ormai controllato da fattori esterni,deve cercare di dimostrare ciò che l’esterno è. L’essere umano anche se s’ingrandisce – come nel caso delle donne che sfilano su di una passerella di colori ed abiti– rappresentano il grottesco giornaliero. L’idea della bellezza è rappresentata dai media; l’ illustrazioni di copertina delle riviste determinano le fisionomie e cadenze espressive delle donne. Tutti i loro lavori sono pitture-schermo, sono tutte immagini di grandi dimensioni che invitano lo spettatore ad entrare nello schermo; essi invitano,solleticano lo spettatore ad andare al di là dello schermo finto ed entrare e toccare la pittura.I Dormice stimolano il custode della chiave di volta del quadro a ripararsi nel tessuto della pittura.Possiamo percepire da un primo sguardo fugace alla tela uno strato di colore,poi pian piano affiorano le figure ed il colore per poi poter apprezzare l’immagine completa di figure,colore e simbolismo.Nicolaus impronta il primo strato,Sawan interviene successivamente,Douglas aiuta a spazializzare le raffigurazioni del suo amico Birmano per poi arrivare al tocco finale di Nicolaus,non però per chiudere l’opera ma per lasciare un senso d’apertura, al punto di moltiplicare i piani delle sue prospettive. La circolarità è però infinita: strati di simbolismo,icone geografiche,una conoscenza concettuale.