Tommaso Cascella è nato a Roma nel 1951, nella cui Università ha compiuto gli studi di Architettura. Vive e lavora tra Roma e Bomarzo. Cascella avvia la propria ricerca fin da ragazzo e la sua formazione artistica passa attraverso la famiglia, in cui si rinnova in quattro generazioni il lavoro dell'artista, ad iniziare dal bisnonno Basilio (1860), fino alla madre Anna Maria Cesarini Sforza, pittrice e mosaicista e al padre Pietro, scultore, alla cui scuola è maturato come artista, e dalla cui esperienza si diparte una ricerca personale oltre i limiti della forma, di cui ha esplorato le archeologie per riuscire a combinare i valori recepiti con un linguaggio letterario astratto. La sua prima mostra personale è allestita alla Galleria di Luigi De Ambrogi a Milano nel 1985. In seguito viaggia in India, allestisce la sua prima mostra di scultura a Roma, e partecipa alla XXI Biennale di Gubbio. Nel 1995 viene nominato “accademico per la scultura” all’Accademia di S. Luca, e una sua opera in bronzo viene collocata nel quartiere Tachikawa City di Tokyo. E’ presente con la scultura Cielo alla XII Quadriennale di Roma, e al Kaohsiung Museum of Fine Arts di Taiwan con una selezione di opere grafiche. Dal 1997 al 2003 si susseguono numerosissime esposizioni personali in molte regioni d’Italia ma anche all’estero (Svizzera, Germania, Slovacchia, Giappone). Le sue opere assumono una loro intrinseca fisicità dove il colore è di per sé forma e rappresentazione. L'indagine artistica di Tommaso Cascella non ha bisogno della natura o di qualunque altro riferimento esterno, ma assume una propria autonomia strutturale. Questo permette ad ogni opera di contenere l'essenza primaria della pittura in un sovrapporsi continuo di elementi dove ferro, colla, terre, carboncino, ceramica, legno o qualunque altro materiale può convivere dialetticamente entrando in una dimensione sinergica con lo spazio. In qualunque modo le si osservi, dunque, le composizioni di Cascella sono, prima di tutto, oggetti che vivono una vita propria, sempre in bilico tra scultura e pittura. La sua pittura, che si esprime con un uso raffinato della materia, è attenta ad una trasposizione tridimensionale dell’opera, in simbiosi con la sua scultura in bronzo. I dipinti di Cascella non hanno né inizio né fine; né alto né basso; né centro né periferia e vanno colti nella loro totalità come luoghi della pittura. I colori sono quelli delle argille, delle terre, dei cieli e dei muri delle chiese romane. Le sue costruzioni astratte sono cariche di significati e simboli universali che sottendono ad una narrazione dove i segni neri dei suoi alfabeti si fanno segnali e architetture dagli imprevedibili sviluppi. Nel corso del tempo, l'artista romano è riuscito a conquistarsi quella libertà che gli consente oggi di viaggiare indisturbato nei terreni della memoria citando, quasi con civetteria, gli artisti che più ha amato, da Mark Rothko a Osvaldo Licini; da Alberto Giacometti a Paul Klee, senza mai perdere la sua forte identità.